Il ministro della transizione energetica Roberto Cingolani, dal 2005 direttore scientifico del prestigioso Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, afferma che non c’è altro da fare se non lavorare ventre a terra per perseguire attivamente i tre punti principali che riguardano le energie rinnovabili nel nostro paese: 1.Rafforzamento del Piano Nazionale integrato Energia e Clima (PNIEC). 2. Semplificazione degli iter autorizzativi 3. Superamento delle contestazioni regionali ed istituzionali in merito agli impianti rinnovabili di grande taglia.
Durante l’evento “La Nostra Italia” organizzato da Legambiente il 30 Marzo 2021 Cingolani ha parlato di questi temi affrontando una serie di proposte di discussione in merito a come rendere più funzionale il Pniec.
Il ministro ha inoltre evidenziato la necessità di allineare i progetti che verranno presentati con il PNRR (Piano Naz. Di Ripresa e Resilienza) a quelli del Pniec in quanto sarebbe impossibile attuare gli investimenti previsti dal Recovery Fund sulla base dei progetti attualmente contenuti nel Pniec, che sono diventati obsoleti.
In merito ai tempi e alle difficoltà delle procedure autorizzative per i grandi impianti ad energie rinnovabili, Roberto Cingolani sostiene che si tratti effettivamente di un “imbuto”, “è un problema serio” dice il ministro perché se gli iter autorizzativi rallentano, gli investitori scappano e vanno a spendere altrove, mentre i target non vengono raggiunti con grande nocumento per l’ambiente e per l’economia in generale.
Il ministro ritiene che ci sia un problema regolatorio anche in merito al codice degli appalti per i “grandi acquisti”. “Gli acquisti sono complessi, dobbiamo insomma mettere le mani pesantemente sui metodi, sulle procedure”, ha dichiarato. “Io spero profondamente che sia un’occasione per rimetterle a posto in maniera duratura e non specificatamente solo per il Pnrr, perché operare sempre sull’emergenza o sulla situazione contingente non aiuta”; sarebbe ideale approfittare di questa situazione per poter fare dei cambiamenti un po’ più radicali e durevoli”, ha aggiunto.
In merito alla “accettazione” sociale dei grandi impianti rinnovabili, Cingolani ha detto che “abbiamo un problema nel problema”, in quanto le consultazioni territoriali fanno parte del processo autorizzativo.
“Bisogna si potenziare le consultazioni, però anche fare in modo che i patti siano chiari, onde non finire nei tribunali amministrativi per sbloccare le autorizzazioni”, “Ci vuole un patto fra tutte le parti in causa, un patto di accettazione di una situazione che noi dobbiamo per forza portare avanti”.
Uno sviluppo più semplice e lineare dei progetti dipenderà dalla capacità degli sviluppatori e dei soggetti industriali di sapere trasmettere al territorio quali sono i vantaggi delle opere che si vogliono costruire. “Siamo tutti d’accordo nel voler potenziare le consultazioni in maniera tale che diventino uno strumento di progresso e non uno strumento di blocco, di regresso, però questo può essere fatto solo se lo associamo ad una opportuna opera di divulgazione”, ha sottolineato Cingolani. “Forse alcune cose vanno spiegate meglio, per far capire, anche prima della consultazione, che è necessario un compromesso fra installare un impianto e de carbonizzare l’ambiente e questo deve essere chiaro e deve essere capito molto bene”.
Il ministro ha poi sottolineato l’importanza della politica degli incentivi, che devono portare l’Italia “verso il 70-72% di rinnovabili”, oltre alla necessità di sviluppare impianti di accumulo dell’energia prodotta dalle fonti rinnovabili.
In merito alla convivenza fra agricoltura e fotovoltaico a terra, si registra invece la presa di posizione negativa del ministro del Movimento 5 Stelle Stefano Patuanelli, attuale ministro delle Politiche agricole e prima ancora alla guida del ministero dello Sviluppo economico con il governo di Giuseppe Conte.
L’orientamento di Patuanelli è in contraddizione con l’orientamento di incrementare e rafforzare il Pniec. “Credo che si debba abbandonare il percorso del fotovoltaico a terra che incide troppo sulla produzione agricola”, ha detto Patuanelli. “Attraverso il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) si stanno studiando soluzioni per gli impianti fotovoltaici sospesi, al di sotto dei quali è possibile coltivare alcune colture che traggono beneficio dall’ombra creata dagli impianti. Ma è una tecnologia ancora molto onerosa e che bisogna sviluppare”.